Imprenditore in ferie che lavora: il paradosso dell’estate italiana

Omino emoji-style seduto sotto un ombrellone in spiaggia, lavora al computer con espressione affaticata; valigette piene di cartelle con simboli di errore accanto a lui, mentre sullo sfondo due bambini giocano sereni con la sabbia.

Sono le 8:30 del mattino, sei in ciabatte sul terrazzo della casa al mare, il caffè fuma ancora nella tazza e dovresti guardare l’orizzonte. Invece stai rispondendo a una mail del tuo commerciale che “ha bisogno di una conferma urgente per il cliente di Milano”. Non è nemmeno lunedì, è sabato. Sei ufficialmente in ferie da tre giorni.
Ma sei anche, come tanti, un imprenditore in ferie che lavora.

Benvenuto nel paradosso dell’imprenditore in ferie che lavora: sei fisicamente lontano dall’ufficio, mentalmente ancora dentro, e quella sensazione di relax che avevi pianificato resta un miraggio. Non sei l’unico. Anzi, se ti riconosci in questa scena, probabilmente fai parte di quella maggioranza silenziosa di imprenditori e titolari di PMI che, ogni estate, vive la stessa contraddizione.

Il problema non è che tu sia un maniaco del controllo o che non sappia goderti la vita. Il problema è più profondo e, paradossalmente, ha poco a che fare con te. Ha a che fare con come è strutturata la tua azienda e con quanto sia difficile delegare quando tutto, davvero tutto, sembra dover passare dalle tue mani.


Il grande classico estivo: “sto in ferie ma se succede qualcosa…”

Quante volte l’hai detto? “Tanto mi porto il telefono”, “mi connetto solo 10 minuti al giorno per vedere se va tutto bene”, “se succede qualcosa di grave mi chiamate”.
Frasi che suonano ragionevoli ma che, nella realtà, ti mantengono nel ruolo dell’imprenditore in ferie che lavora, sempre collegato.

La verità è che quelle “10 minuti al giorno” diventano facilmente un’ora. E quell’ora si trasforma in una presenza costante, un sottofondo di ansia che ti accompagna dalla colazione alla cena. Perché anche quando non stai attivamente lavorando, il telefono è lì, il laptop è nell’altra stanza, e la tua mente sa che potrebbero arrivare messaggi, chiamate, “urgenze” che in realtà urgenze non sono.


Le conseguenze del controllo costante

Il risultato? Ferie che non sono mai davvero ferie. Sei presente fisicamente con la famiglia, ma mentalmente diviso. Tua moglie ti fa notare che anche mentre giochi con i bambini in spiaggia controlli il telefono. E non è che tu voglia farlo, è che senti di doverlo fare.

Questo stress da presenza invisibile è più comune di quanto pensi. Secondo diversi studi, oltre il 70% degli imprenditori e dirigenti di PMI controlla abitualmente le email durante le vacanze.
Non per scelta. Per necessità. O meglio: per un sistema che li costringe a essere imprenditori in ferie che lavorano.


Il mito dell’imprenditore sempre operativo

Qui entra in gioco uno dei miti più radicati del mondo imprenditoriale: l’idea che un buon imprenditore debba essere sempre operativo, sempre reperibile, sempre al comando. Come se staccare fosse un segno di debolezza o di disinteresse verso la propria azienda.

Questa cultura del controllo continuo non nasce dal nulla. È alimentata da anni di responsabilità crescenti, dalla paura che senza la tua supervisione diretta qualcosa possa andare storto, e da un senso di colpa che si attiva ogni volta che pensi di non essere presente abbastanza.

Staccare sembra un segno di debolezza. Restare reperibile, invece, diventa un modo per sentirsi ancora indispensabile. Ma questo perpetua il ruolo di imprenditore in ferie che lavora, anche quando tutto dentro di te desidera solo fermarsi.


L’evoluzione del problema

Quando hai aperto la tua attività, probabilmente eri davvero indispensabile. Eri tu che parlavi con i clienti, che seguivi ogni commessa, che risolvevi ogni problema. Era normale, era necessario. Il problema è che, crescendo, questa dinamica è rimasta.

L’azienda si è espansa, il team si è allargato, ma il modello operativo è rimasto lo stesso: tutto passa da te. Più l’azienda cresce, più dovresti essere in grado di delegare e di prenderti delle pause. Invece, spesso accade il contrario.

Più cresci, più senti di dover controllare tutto, perché c’è di più da controllare. Il senso di colpa che provi quando ti disconnetti non è irrazionale. È il prodotto di anni in cui hai costruito un sistema che, oggettivamente, ha bisogno di te per funzionare. Ma questo non significa che sia giusto o sostenibile.


Le radici strutturali del problema

Il problema non sei tu. Non è che tu sia particolarmente ansioso o che non sappia rilassarti. Il problema è che la tua azienda è strutturata in modo che tutto, o quasi tutto, debba passare dalle tue mani.

Pensa a una giornata tipo. Quante decisioni prendi? Quante email richiedono la tua approvazione? Quanti “chiedi al titolare” senti durante la settimana? Se la risposta è “troppi”, allora hai identificato il problema. Non è un problema di personalità, è un problema di struttura aziendale.


La centralizzazione come ostacolo

La maggior parte delle PMI italiane si trova in questa situazione. Sono costruite intorno alla figura dell’imprenditore, che diventa il collo di bottiglia di ogni processo. Vuoi approvare una spesa? Devi passare da lui. Vuoi modificare un preventivo? Devi chiedere a lui. C’è un problema con un cliente? Ovviamente, lo risolve lui.

Questa centralizzazione ha dei vantaggi, specialmente nelle fasi iniziali. Ma ha anche un costo enorme: la tua libertà.


L’impatto operativo della centralizzazione

E non si tratta solo di libertà di andare in vacanza. Si tratta di libertà di concentrarti su quello che davvero ti serve, come la strategia, lo sviluppo del business, l’innovazione. Invece, sei sempre impegnato nell’operatività quotidiana, a spegnere incendi e a rispondere a domande che, probabilmente, altri potrebbero gestire.

Gli strumenti che usi non aiutano. Spesso sono inadatti, complicati, o richiedono comunque la tua presenza per funzionare. E così ti ritrovi a essere l’hub centrale di un sistema che, senza di te, si blocca.


Imprenditore in ferie che lavora: è una trappola, non una scelta

È importante riconoscere che essere un imprenditore in ferie che lavora non è una scelta consapevole. È una trappola. Una trappola che hai costruito inconsapevolmente, giorno dopo giorno, decisione dopo decisione.

Quando hai iniziato a dire “faccio prima io”, quando hai deciso di non delegare perché “tanto ci metto meno tempo a farlo direttamente”, quando hai evitato di investire in strumenti e processi che potessero funzionare senza di te, hai costruito i mattoni di questa trappola.

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